COMUNICATO STAMPA
Critiche di Fabi ai medici di famiglia: basta con la narrativa dell’inversione delle responsabilità e della colpa ad altri.
È il sistema che deve rispondere al prescritto dei medici, non il contrario. Rispediamo le critiche di Fabi al mittente.
Bologna 20 Marzo 2025 - In risposta alle dichiarazioni dell'assessore Fabi riguardo un presunto eccesso di prescrizioni con urgenza da parte dei medici di famiglia, come SNAMI Emilia-Romagna ci troviamo costretti a rispedire al mittente queste critiche infondate e a ribadire alcuni principi fondamentali.
Se il fenomeno esiste, e ad oggi non vi sono parametri chiari e condivisi per valutarlo, la causa principale risiede nel sottodimensionamento dell'offerta di prestazioni di specialistica rispetto alla reale necessità. La tendenza a scaricare le inefficienze organizzative del sistema sanitario regionale sui medici di famiglia non è più accettabile. Guarda caso è sempre colpa di altri e mai di chi organizza.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla narrativa distorta che attribuiva il sovraffollamento del pronto soccorso all'inefficienza dei medici di famiglia. La soluzione proposta dai decisori politici è stata l'istituzione dei CAU (Centri di Assistenza Urgente) per garantire un accesso h24 alle cure primarie, una sorta di medicina di famiglia h24. Tuttavia, il risultato è davati agli occhi di tutti ed e’ stato per paradosso un aumento complessivo degli accessi tra cau e ps, e nessun beneficio tangibile per i pronto soccorso, dimostrando l'erroneità delle premesse su cui si basava questa scelta politica.
Oggi si ripropone lo stesso errore, attribuendo ai medici la responsabilità di un presunto abuso delle prescrizioni urgenti. Si tratta di un attacco ingiustificato a chi, nell'esercizio della propria professione, mettendoci la faccia ogni giorno con i singoli malati, ha il compito di garantire ai pazienti le cure necessarie nei tempi appropriati. Ricordiamo che la legislazione vigente, e il semplice buon senso, attribuiscono esclusivamente al medico il compito di stabilire la tempistica di un intervento diagnostico o terapeutico, nell'interesse del paziente e non secondo cosa meglio farebbe comodo alla regione secondo parametri imposti dalla politica sanitaria regionale.
Se il numero di prescrizioni urgenti è elevato, la vera domanda da porsi è: perché il sistema non è in grado di soddisfare il bisogno di salute nei tempi ordinari? L'inadeguatezza della programmazione sanitaria, che non tiene conto della domanda reale, è il vero nodo del problema. I medici prescrivono secondo scienza e coscienza, e non possono e non devono adeguarsi loro a criteri stabiliti da chi organizza un sistema, evidentemente inadeguato, ma tuttalpiù’ viceversa e’ il sistema a doversi adattare.
A conferma di questa volontà di “controllo” e indirizzamento nella priorita’ delle prescrizioni, in Emilia-Romagna esistono da tempo le cosiddette "tendine prescrittive", strumenti informatici che vincolano i medici a seguire le direttive imposte dalla Regione in materia di priorità e tempistiche. Se oggi la stessa Regione ammette che questo sistema non funziona, ci chiediamo chi sia davvero responsabile delle inefficienze del servizio sanitario, i medici o il sistema?
Il principio che deve guidare la gestione del sistema sanitario regionale è chiaro: sono i medici a definire, in base alle necessità dei pazienti, cosa serve e quando serve qualche prestazione, non il contrario. La Regione deve organizzarsi per rispondere a queste esigenze, non per condizionare o limitare le scelte dei professionisti, con i quali comunque deve esserci un momento di riflessione e di logico coordinamento. Il sistema sanitario assume e convenziona medici chirurghi abilitati all’esercizio della professione per la loro competenza nel definire cosa è necessario per i pazienti: non si può accettare che sia la Regione a imporre criteri prescrittivi basati su logiche di gestione amministrativa e non sulle reali esigenze di salute.
Chiediamo quindi che cessi immediatamente questa narrazione colpevolizzante nei confronti dei medici e che si inizi a lavorare per risolvere le vere criticità: l'inadeguatezza della programmazione e il sottodimensionamento delle prestazioni specialistiche rispetto al fabbisogno reale della popolazione. Solo così potremo garantire un servizio sanitario efficiente e rispettoso del diritto alla salute dei cittadini.
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